Il vino è espressione di un’attività agricola, fortemente declinata a scala di territorio: il consumatore esigente apprezza lo stretto legame tra i prodotti e i territori, comunicato con una narrazione costruttiva e formativa. In questo modo il territorio diventa anche fonte di originalità, specificità e unicità del prodotto, che ne definiscono la tipicità: esso è quindi una superqualità del vino, un patrimonio unico ed inimitabile, di cui il vino diventa ambasciatore.
Il progetto GREASE si propone di supportare la resilienza delle imprese vitivinicole del territorio, definendo un modello di gestione sostenibile del vitigno Greco. Nato dalla collaborazione tra enti di ricerca e la società Feudi di San Gregorio, GREASE si propone di far fronte alle criticità produttive e di redditività della viticoltura nell’areale Greco di Tufo DOCG.
La sottovalutazione di chiari campanelli di allarme potrebbe ingenerare fenomeni di abbandono della coltura con conseguente spopolamento aree interne, perdita del sapere, sensibili modifiche degli assetti economici, sociali e ambientali. Da simili dinamiche possono scaturire perdita di identità culturale e territoriale delle produzioni, requisiti fondamentali per l’affermazione e riconoscimento di un terroir.
L’OIV – Organizzazione internazionale della vigna e del vino – nel 2010 ha dato una definizione del terroir vitivinicolo come un areale in cui interagiscono diverse componenti: pianta, ambiente e aspetti culturali. Sulla base di questa definizione il progetto GREASE si propone come modello per portare innovazione nel settore vitivinicolo campano. I cambiamenti climatici e le produzioni a rischio sono solo alcune delle motivazioni per cui il progetto di ricerca si impegna per trovare dei modelli agricoli sostenibili, non solo per l’ambiente, che permettano di mitigare gli effetti di difficili condizioni ambientali garantendo redditività alle aziende e qualità dei prodotti.
La definizione di terroir
La delibera 33/2010 dell’OIV ha definito il concetto di terroir come:
“Un’area in cui si sviluppano le conoscenze collettive delle interazioni tra ambiente fisico e biologico identificabile e le pratiche viticole ed enologiche applicate, fornendo caratteristiche distintive per i prodotti originari di questa zona. Il terroir comprende caratteristiche specifiche del suolo, della topografia, del clima, del paesaggio e della biodiversità. “
In questa area che l’OIV ha definito con una delibera, si possono definire i principali componenti che interagiscono in un terroir:
- L’ambiente fisico, composto dal clima, la topografia, la geologia e la pedologia;
- Il materiale biologico, composto ad esempio dalle piante, dalla fauna interconnessi nell’agrosistema a più livelli;
- Gli aspetti culturali, socio-economici e politici che determinano il contesto produttivo in cui le attività umane interagiscono definendo lo stile delle produzioni.
Un modello vigneto complesso
Il vigneto è un complesso sistema suolo-pianta-atmosfera (SPA): la pianta è idealmente al centro a modulare il passaggio di materia ed energia tra suolo e atmosfera. L’uomo è chiamato a gestire l’agrosistema a diversi livelli: considerando la singola pianta, regola l’allocazione delle risorse in funzione delle necessità e delle caratteristiche che desidera nel prodotto vino mentre, a scala di vigneto e di comprensorio è chiamato a gestire la variabilità spaziale dei suoli per le implicazioni in chiave di sostenibilità che ne conseguono.
Una tale complessità può essere gestita con un’agricoltura di precisione che migliora l’efficienza di uso dei fattori agronomici e minimizza l’impatto ambientale dell’attività agricola.
Lo studio del terroir e le tecnologie 4.0
Gli studi di zonazione sono alla base della caratterizzazione dei terroir. In particolare quelli che tengono conto principalmente delle espressione delle piante, permettono di individuare aree del territorio funzionalmente omogenee. In questi processi l’implementazione di nuove tecnologie, le cosiddette tecnologie 4.0 è assolutamente necessaria per una maggiore efficienza delle rilevazioni e incrementare il trasferimento di tecnologie a basso costo ad un numero maggiore di operatori.
Queste caratterizzazioni dei territori sono propedeutiche a qualsiasi altra definizione di terroir, e si deve tenere in considerazione che sono una delle componenti dello stesso. A questo primo livello sarebbe opportuno e più costruttivo per non generare confusione per i consumatori, limitarsi a parlare di aree omogenee dei territori.
Appare chiaro che un processo di zonazione, a qualsiasi scala sia condotto, non può prescinde da un approccio multidisciplinare.
Sebbene studi recenti abbiano evidenziato come terroir storici del mondo siano areali naturalmente resilienti all’effetto annata, la conoscenza del sistema produttivo che deriva dalle zonazioni risulta essenziale, nell’immediato futuro, per adattare le differenti pratiche agronomiche nella direzione di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.