Ottenere un vino di qualità partendo da una piantina di vite non è semplice e richiede diversi passaggi. Uno dei più delicati è la potatura che non solo conferisce forma alle piante ma ne influenza anche lo stato di salute.
La vite in natura ha un habitus sarmentoso e predilige il germogliamento delle gemme più distali rispetto all’inserzione del tralcio sul tronco. Senza una potatura, quindi, le viti avrebbero una vegetazione che si allontanerebbe rapidamente dalla base del tronco e occuperebbero velocemente lo spazio a loro disposizione in un vigneto.
Negli ultimi anni il modello vigneto in Italia è cambiato: si è passati in un breve periodo da metodi di allevamento tradizionali a forme di allevamento a controspalliera.
La densità d’impianto del vigneto è cresciuta a dismisura con valori anche superiori a 6000 piante per ettaro secondo l’assioma che riducendo la produzione media di ogni singola vite si ottenevano delle uve e dei vini di maggiore qualità.
Oggi il modello vigneto è perciò molto antropizzato per via dei numerosi interventi richiesti per le operazioni di gestione della chioma in un volume limitato. I tagli di potatura costringono la vite ad ri-organizzare continuamente la circolazione della linfa e pertanto rappresentano delle criticità.
L’invecchiamento delle viti
Come tutti gli esseri viventi le viti invecchiano; questo invecchiamento è fisiologico ma spesso viene accelerato per via di cause esterne come l’attacco di patogeni o periodi di stress più o meno prolungati.
La letteratura scientifica riporta ampiamente le principali cause del deperimento interno delle viti: una di queste sono le ferite da taglio che interrompono il percorso dei tessuti vascolari compromettendo l’efficienza dei flussi linfatici. Le piante reagiscono al trauma del taglio con la formazione di un cono di disseccamento e con fenomeni di compartimentalizzazione che hanno la funzione di creare barriere fisiche e meccaniche contro la diffusione di patogeni e parassiti.
La potatura è quindi un’operazione tanto fondamentale quanto delicata visti i danni che può provocare se eseguita in modo errato.
È fondamentale quindi una razionalizzazione delle tecniche di potatura per garantire un sistema vascolare efficiente che è alla base del mantenimento di viti in buon equilibrio vegeto-produttivo, necessario per avere piante uniformi e resiliente agli stress biotici ed abiotici.
Metodo di potatura tradizionale
Nei sistemi di allevamento Guyot, la potatura invernale (secca) tradizionale consiste nel mantenere un capo a frutto, ovvero un tralcio per la produzione, e uno sperone più in basso per il rinnovo.
Nella pratica si esegue il cosiddetto “taglio del passato”, ovvero un taglio del capo a frutto che ha prodotto l’anno precedente, e il cosiddetto “taglio del presente” scegliendo uno oppure due tralci che si sono sviluppati da speroni come nuovo capo a frutto e taglio del futuro con il posizionamento di un nuovo sperone.
Guyot. Testa di salice. L’ingrossamento che si forma alla fine del fusto dopo qualche anno di potatura tradizionale sul Guyot. Sono evidenti le piaghe da taglio sulla testa di salice.
Fonte: Il metodo Simonit&Sirch Preparatori d’Uva, Potatura ramificata per la longevità dei vigneti: osservazioni teoriche e guida pratica per Guyot e cordone speronato
Con questo metodo di potatura, anno dopo anno, si formerà la cosiddetta “testa di salice”, ovvero una zona alla fine del fusto in cui sono presenti (in maniera disorganizzata) ferite di rami di varie età che continua a generare germogli. Queste ferite e piaghe che ogni anno si accumulano disordinatamente sulla testa di salice portano ad una progressiva chiusura dei flussi linfatici che alimentano il capo a frutto e lo sperone. Di conseguenza, si riduce il germogliamento e diventa sempre più difficile avere tralci utili per il futuro rinnovo.
Per ovviare alla mancanza di germogli e all’eventuale allontanamento dal fusto dei tralci fruttiferi, tradizionalmente vengono effettuati dei tagli di ritorno che prevedono la capitozzatura. Si utilizzano cioè dei succhioni nati sul fusto con l’obiettivo di riposizionare più in basso la nuova testa di salice.
Con questa tecnica tradizionale – in seguito alle frequenti capitozzature – al fusto vengono provocate piaghe di notevoli dimensioni che compromettono il sistema di trasporto linfatico e aprono le porte al deperimento della vite e del vigneto.
Il metodo Simonit&Sirch
A differenza del metodo tradizionale di potatura, il metodo Simonit&Sirch è costituito da procedimenti modulari che negli anni assecondano un accrescimento controllato delle singole viti, con tagli su legno giovane di 1 o 2 anni.
L’approccio di Marco Simonit e Pierpaolo Sirch – ideatori della Scuola “Il metodo Simonit&Sirch, Preparatori d’Uva” – si è ispirato alla potatura delle viti secolari allevate ad alberello, generando una struttura crescente che vada a caratterizzare la forma di allevamento.
Fonte: Il metodo Simonit&Sirch Preparatori d’Uva, Potatura ramificata per la longevità dei vigneti: osservazioni teoriche e guida pratica per Guyot e cordone speronato
La chiave del metodo è la gestione dello spazio a disposizione della vite guidando lo sviluppo dei canali della linfa in una struttura modificata della testa di salice.
Il metodo Simonit&Sirch non è caratterizzato solo da potatura secca ma è imprescindibile anche una mirata potatura verde che lascia solo i germogli in posizione utile allo sviluppo della pianta. Si riduce allo stesso tempo anche il numero dei tralci in potatura secca.
Simonit&Sirch per il recupero di vecchi vigneti
Il metodo di potatura Simonit&Sirch può essere introdotto in vigneti di qualsiasi età, anche quelli che sono sempre stati potati con il metodo tradizionale. Da osservazioni svolte in vigneti riconvertiti al metodo di potatura di Simonit&Sirch è emerso che questo metodo di potatura permette di avere un migliore equilibrio maggiore nel rapporto vegeto-produttivo, rendendo più facile la gestione della potatura verde e della potatura secca. Un ulteriore impatto, fondamentale per un’azienda vitivinicola, riguarda l’aspetto economico: il metodo Simonit&Sirch, infatti, permette di rallentare l’invecchiamento delle piante nel modello vigneto riducendo gli investimenti per il rimpiazzo di ceppi morti.
GREASE e gli impatti del metodo Simonit&Sirch
Il progetto GREASE, che si inserisce in un contesto di viticoltura e innovazione, interviene su un vigneto di Greco di proprietà dell’azienda partner Feudi di San Gregorio, riconvertito alcuni anni fa al metodo di potatura di Simonit&Sirch. Nell’ambito del progetto GREASE è stata svolta un’attività per valutare l’effetto della conversione del metodo di potatura sull’uso delle risorse di un vigneto riconvertito. Tale vigneto, espiantato per esigenze aziendali, è stato sottoposto ad approfondite analisi a livello del legno con tecniche di microscopia e analisi isotopiche. In GREASE è stato trasferito al vigneto l’approccio della dendro-ecologia (dendro-anatomia e dendro-isotopi) che utilizza il legno come archivio di informazioni eco-fisiologiche.
Nel fusto delle viti di Greco di Tufo sono stati fatti dei carotaggi per analizzare gli anelli di accrescimento del legno di vite, misurando parametri anatomici e isotopici che sono indicatori dell’efficienza d’uso dell’acqua da parte delle piante. Attraverso l’applicazione di queste tecniche, GREASE ha dimostrato che la razionalizzazione della potatura migliora l’uso della risorsa idrica.
Si può quindi concludere che le analisi dendroecologiche sono un importante strumento di ricerca per scoprire tutte le informazioni storiche che la pianta conserva nel suo legno. Queste informazioni non sono utili solo per scoprire il passato ma anche anche per fare delle stime sulla capacità di adattamento delle piante per immaginare come in futuro le piante potranno reagire a cambiamenti nelle pratiche agronomiche in un contesto di cambiamenti climatici.